Un paio di settimane fa è successa una cosa gravissima.
Da lunedì 10 ottobre fino a tutto mercoledì 12 i blackberry di mezzo mondo non hanno funzionato. All’improvviso, nessuno ha ricevuto più email.
Inutile dire che subito si è scatenato il panico. I blog e i forum sono stati invasi di messaggi di protesta e di disperate richieste di aiuto.
“Qui a Milano niente da oggi alle 14:53. Alle 14:52:51 tutto funzionava però. Ora milioni di blackberry sono in coma. È un Olocausto tecnologico.”
“Anche a Firenze non si ricevono email da oggi pomeriggio. Maremma maiala.”
“A Cazzago di Pianiga, in Veneto, nel cesso di casa non arrivano le email, ma se mi sposto in soggiorno le ricevo. Se vado in cucina mi arrivano quelle destinate al mio vicino. Mio cognato a Scortegaretta ha lo stesso problema ed è incazzato come una biscia. Io invece mi faccio i cazzi del mio vicino e almeno passo la giornata.”
“Amici, sono un business lawyer, faccio corporate finance, mica faccio le file al giudice di pace, QUINDI ho urgente bisogno di un blackberry funzionante. Se a qualcuno di voi patetici disoccupati, precari o parafangari funziona, mi contatti via email, tanto mica vi serve. Non bado a spese.”
“Ma se l’email non ti funziona come li leggi i messaggi? Pirla!”
“Disoccupato! Comunista!”
“A Cazzago di Pianiga è tutto impazzito. Io non ricevo le email, ma alcuni miei amici dicono che c’è un coglione che si spaccia per me e manda a nome mio messaggi zozzi a tutti i contatti che ho in rubrica. Mia mamma mi ha chiamato chiedendomi a cosa mi serve una rumena di 23 anni, quando per fare le pulizie c’è già la signora Luigina, che è tanto brava.”
“Milano. Niente email da 2 giorni. Oggi in riunione è stato un inferno. Due ore senza sapere chi mi aveva scritto. Di solito rispondo in tempo reale a tutti, ora tutti si staranno chiedendo come mai sono diventato così lento. Mi sento coperto di vergogna, inadeguato a raccogliere le sfide tecnologiche del mio tempo, domani non riuscirò a guardare in faccia le persone allo stesso modo. La mia vita non sarà più la stessa. Vi prego, perdonatemi per la mia inettitudine.”
“Milano. Nessun segnale. Comunque oggi il mio collega di stanza ogni tanto si volta verso di me, mi chiede scusa non so per cosa, e abbassa lo sguardo. Stamattina l’ho visto scusarsi anche con un barbone in mezzo alla strada. Lo stesso barbone a cui ieri aveva giurato che prima o poi avrebbe dato fuoco.”
Insomma, il nervosismo era alle stelle.
Ora, in un caso del genere è troppo facile liquidare la questione dicendo che stanno tutti esagerando, che fino a qualche anno fa si viveva e si lavorava benissimo anche senza blackberry, ecc. ecc.
La verità è che, se inizi ad usarlo, questo quadratino nero di 15 x 15 cm diventerà ben presto il padrone assoluto della tua vita.
Ormai nessuno (soprattutto nessun avvocato) può fare a meno di leggere tutte le email in tempo reale e di rispondere sempre e comunque, altrettanto in tempo reale, ovunque si trovi, qualunque cosa stia facendo (guidando, scopando, cacando, ….).
Magari sai benissimo che 99 messaggi su 100 possono essere letti tranquillamente la sera. Eppure, se sei senza blackberry, hai la certezza che proprio in quel momento qualcuno ti sta mandando quell’unica email su 100 alla quale devi rispondere subito, se non vuoi perdere un affare, un cliente, il lavoro, la casa, la pensione, …
Non è infrequente sentire avvocati che, parlando di colleghi rimasti all’era mesozoica del telefonino, dicono con disprezzo: “Lascialo perdere, che gli scrivi a fare? L’altro giorno gli ho mandato un’email con una proposta transattiva. Mi ha detto che l’ha letta il giorno dopo! E mi ha risposto dopo 3 giorni! Ti rendi conto? Un altro po’ e mi rispondeva quando era già uscita la sentenza!”
“Beh, veramente, visto che una causa dura 3 anni solo in primo grado, se anche risponde a un’email dopo 3 giorni, non è che cambi granchè.”
“Ma che c’entra, il blackberry è oltre il concetto di causa, è oltre il concetto di primo grado. Il blackberry è avanti, è in ogni fase e in ogni grado. Perchè ti ostini a stare dal lato sbagliato della barricata? Perchè non vuoi passare anche tu la soglia dell’oltre?”
Il blackberry, poi, tira fuori il lato romantico che non sapevi di avere. È solo grazie a lui che finalmente dai forma e sostanza (variandola un po’) alla frase che ogni fidanzata sdolcinata vorrebbe sentirsi dire: “La tua agenda è l’ultima cosa che guardo prima di andare a dormire, e le tue email in arrivo sono la prima cosa che controllo appena mi sveglio”.
Ebbene, superato lo shock iniziale dell’ “Olocausto tecnologico”, mi sono fermato un attimo a riflettere, e all’improvviso sono tornato indietro con la mente ad un breve periodo della mia vita, quand’ero piccolo, negli anni ’80.
All’epoca c’era soltanto la SIP. “Tariffe”, “offerte speciali” e “concorrenza” erano parolacce, telefonare da Napoli ad Avellino costava un occhio della testa, Napoli - Roma poi non ne parliamo proprio, conveniva prendere il treno e parlare di persona.
In quel periodo la SIP offriva alle famiglie la possibilità di risparmiare sulla bolletta, adottando una malefica trovata tecnologica, ossia il famigerato “duplex”.
In cosa consisteva? In sostanza, un abbonato “condivideva” la linea telefonica con un altro abbonato, di solito una famiglia che abitava nello stesso palazzo. Ovviamente, se l’utente A era a telefono, l’utente B non poteva né fare né ricevere telefonate.
Il risparmio era notevole, ma, per quel poco che ricordo, le conseguenze erano davvero tragiche (e vanno contestualizzate considerando che allora avevo forse 10-11 anni).
1. Alzavi la cornetta, trovavi il telefono “muto” e non potevi gridare “mammaaaaa abbassaaaa!!!”.
2. Non potevi comunicare ai tuoi amici in tempo reale il punteggio di Pac-Man o il livello raggiunto con Super Mario Bros.
3. Non potevi condividere col tuo migliore amico le fantasie erotiche preadolescenziali su Lamù (“Hai visto? Oggi le hanno inquadrato l’OMBELICO per più di 10 secondi!!! Io vado a chiudermi in bagno” - “In bagno? A fare che?” - “In effetti non lo so, ma per il momento ci vado lo stesso”).
La nostra esperienza con questa mostruosità tecnologica non durò molto. Motivo “ufficiale”: dopo un po’ iniziammo a renderci conto che ormai avere il duplex, agli occhi della società, era sintomo che stavi sprofondando sotto la soglia di povertà. Motivo “reale”: il primo figlio dei nostri “condividenti” si iscrisse al liceo.
Tuttavia, di quel periodo mi sono rimasti alcuni ricordi e alcune sensazioni.
Ad esempio, quella di non essere completamente padrone delle tue cose; il saper aspettare; capire, quando trovavi il telefono libero, cosa prova un cane randagio che azzanna per primo un pezzo di carne e manco per il cazzo lo condivide col suo branco, ...
Ebbene, ritornando ai disservizi di oggi, e ripensando alle limitazioni di ieri, sono stato assalito da una rabbia anti-tecnologica, di sapore luddista con un retrogusto mormone e hamish, ed ho sognato per un attimo di afferrare uno di quegli avvocati in crisi di astinenza messaggistica e gridargli in faccia: “Di cosa cazzo ti lamenti? Per 3 giorni non hai potuto leggere le email in tempo reale, embè? Io per due anni ho avuto il duplex!”.
E subito dopo avrei voluto aggiungere, per fare un po’ di terrorismo psicologico: “Ci pensi se al tuo fottuto blackberry avessero applicato il duplex?!”.
Già….. ci pensate? La filosofia del duplex è l’esatto opposto di quella di blackberry. Avere un blackberry col duplex sarebbe una sorta di punizione da girone dantesco.
“Non puoi inviare questa email, perché il tizio del piano di sopra sta telefonando alla zia”.
“No, adesso non puoi scaricare nuovi messaggi, perché lo sta facendo il tuo vicino di stanza. Attendi il tuo turno e non rompere le palle”.
“Ti è arrivato un nuovo messaggio. Ma non puoi leggerlo perché quello del palazzo di fronte sta caricando le foto su facebook”.
“Qualcuno sta provando a chiamarti, ma non puoi rispondere perché quello del piano di sotto sta usando messenger”.
Non sarebbe una cosa favolosa?
Da lunedì 10 ottobre fino a tutto mercoledì 12 i blackberry di mezzo mondo non hanno funzionato. All’improvviso, nessuno ha ricevuto più email.
Inutile dire che subito si è scatenato il panico. I blog e i forum sono stati invasi di messaggi di protesta e di disperate richieste di aiuto.
“Qui a Milano niente da oggi alle 14:53. Alle 14:52:51 tutto funzionava però. Ora milioni di blackberry sono in coma. È un Olocausto tecnologico.”
“Anche a Firenze non si ricevono email da oggi pomeriggio. Maremma maiala.”
“A Cazzago di Pianiga, in Veneto, nel cesso di casa non arrivano le email, ma se mi sposto in soggiorno le ricevo. Se vado in cucina mi arrivano quelle destinate al mio vicino. Mio cognato a Scortegaretta ha lo stesso problema ed è incazzato come una biscia. Io invece mi faccio i cazzi del mio vicino e almeno passo la giornata.”
“Amici, sono un business lawyer, faccio corporate finance, mica faccio le file al giudice di pace, QUINDI ho urgente bisogno di un blackberry funzionante. Se a qualcuno di voi patetici disoccupati, precari o parafangari funziona, mi contatti via email, tanto mica vi serve. Non bado a spese.”
“Ma se l’email non ti funziona come li leggi i messaggi? Pirla!”
“Disoccupato! Comunista!”
“A Cazzago di Pianiga è tutto impazzito. Io non ricevo le email, ma alcuni miei amici dicono che c’è un coglione che si spaccia per me e manda a nome mio messaggi zozzi a tutti i contatti che ho in rubrica. Mia mamma mi ha chiamato chiedendomi a cosa mi serve una rumena di 23 anni, quando per fare le pulizie c’è già la signora Luigina, che è tanto brava.”
“Milano. Niente email da 2 giorni. Oggi in riunione è stato un inferno. Due ore senza sapere chi mi aveva scritto. Di solito rispondo in tempo reale a tutti, ora tutti si staranno chiedendo come mai sono diventato così lento. Mi sento coperto di vergogna, inadeguato a raccogliere le sfide tecnologiche del mio tempo, domani non riuscirò a guardare in faccia le persone allo stesso modo. La mia vita non sarà più la stessa. Vi prego, perdonatemi per la mia inettitudine.”
“Milano. Nessun segnale. Comunque oggi il mio collega di stanza ogni tanto si volta verso di me, mi chiede scusa non so per cosa, e abbassa lo sguardo. Stamattina l’ho visto scusarsi anche con un barbone in mezzo alla strada. Lo stesso barbone a cui ieri aveva giurato che prima o poi avrebbe dato fuoco.”
Insomma, il nervosismo era alle stelle.
Ora, in un caso del genere è troppo facile liquidare la questione dicendo che stanno tutti esagerando, che fino a qualche anno fa si viveva e si lavorava benissimo anche senza blackberry, ecc. ecc.
La verità è che, se inizi ad usarlo, questo quadratino nero di 15 x 15 cm diventerà ben presto il padrone assoluto della tua vita.
Ormai nessuno (soprattutto nessun avvocato) può fare a meno di leggere tutte le email in tempo reale e di rispondere sempre e comunque, altrettanto in tempo reale, ovunque si trovi, qualunque cosa stia facendo (guidando, scopando, cacando, ….).
Magari sai benissimo che 99 messaggi su 100 possono essere letti tranquillamente la sera. Eppure, se sei senza blackberry, hai la certezza che proprio in quel momento qualcuno ti sta mandando quell’unica email su 100 alla quale devi rispondere subito, se non vuoi perdere un affare, un cliente, il lavoro, la casa, la pensione, …
Non è infrequente sentire avvocati che, parlando di colleghi rimasti all’era mesozoica del telefonino, dicono con disprezzo: “Lascialo perdere, che gli scrivi a fare? L’altro giorno gli ho mandato un’email con una proposta transattiva. Mi ha detto che l’ha letta il giorno dopo! E mi ha risposto dopo 3 giorni! Ti rendi conto? Un altro po’ e mi rispondeva quando era già uscita la sentenza!”
“Beh, veramente, visto che una causa dura 3 anni solo in primo grado, se anche risponde a un’email dopo 3 giorni, non è che cambi granchè.”
“Ma che c’entra, il blackberry è oltre il concetto di causa, è oltre il concetto di primo grado. Il blackberry è avanti, è in ogni fase e in ogni grado. Perchè ti ostini a stare dal lato sbagliato della barricata? Perchè non vuoi passare anche tu la soglia dell’oltre?”
Il blackberry, poi, tira fuori il lato romantico che non sapevi di avere. È solo grazie a lui che finalmente dai forma e sostanza (variandola un po’) alla frase che ogni fidanzata sdolcinata vorrebbe sentirsi dire: “La tua agenda è l’ultima cosa che guardo prima di andare a dormire, e le tue email in arrivo sono la prima cosa che controllo appena mi sveglio”.
Ebbene, superato lo shock iniziale dell’ “Olocausto tecnologico”, mi sono fermato un attimo a riflettere, e all’improvviso sono tornato indietro con la mente ad un breve periodo della mia vita, quand’ero piccolo, negli anni ’80.
All’epoca c’era soltanto la SIP. “Tariffe”, “offerte speciali” e “concorrenza” erano parolacce, telefonare da Napoli ad Avellino costava un occhio della testa, Napoli - Roma poi non ne parliamo proprio, conveniva prendere il treno e parlare di persona.
In quel periodo la SIP offriva alle famiglie la possibilità di risparmiare sulla bolletta, adottando una malefica trovata tecnologica, ossia il famigerato “duplex”.
In cosa consisteva? In sostanza, un abbonato “condivideva” la linea telefonica con un altro abbonato, di solito una famiglia che abitava nello stesso palazzo. Ovviamente, se l’utente A era a telefono, l’utente B non poteva né fare né ricevere telefonate.
Il risparmio era notevole, ma, per quel poco che ricordo, le conseguenze erano davvero tragiche (e vanno contestualizzate considerando che allora avevo forse 10-11 anni).
1. Alzavi la cornetta, trovavi il telefono “muto” e non potevi gridare “mammaaaaa abbassaaaa!!!”.
2. Non potevi comunicare ai tuoi amici in tempo reale il punteggio di Pac-Man o il livello raggiunto con Super Mario Bros.
3. Non potevi condividere col tuo migliore amico le fantasie erotiche preadolescenziali su Lamù (“Hai visto? Oggi le hanno inquadrato l’OMBELICO per più di 10 secondi!!! Io vado a chiudermi in bagno” - “In bagno? A fare che?” - “In effetti non lo so, ma per il momento ci vado lo stesso”).
La nostra esperienza con questa mostruosità tecnologica non durò molto. Motivo “ufficiale”: dopo un po’ iniziammo a renderci conto che ormai avere il duplex, agli occhi della società, era sintomo che stavi sprofondando sotto la soglia di povertà. Motivo “reale”: il primo figlio dei nostri “condividenti” si iscrisse al liceo.
Tuttavia, di quel periodo mi sono rimasti alcuni ricordi e alcune sensazioni.
Ad esempio, quella di non essere completamente padrone delle tue cose; il saper aspettare; capire, quando trovavi il telefono libero, cosa prova un cane randagio che azzanna per primo un pezzo di carne e manco per il cazzo lo condivide col suo branco, ...
Ebbene, ritornando ai disservizi di oggi, e ripensando alle limitazioni di ieri, sono stato assalito da una rabbia anti-tecnologica, di sapore luddista con un retrogusto mormone e hamish, ed ho sognato per un attimo di afferrare uno di quegli avvocati in crisi di astinenza messaggistica e gridargli in faccia: “Di cosa cazzo ti lamenti? Per 3 giorni non hai potuto leggere le email in tempo reale, embè? Io per due anni ho avuto il duplex!”.
E subito dopo avrei voluto aggiungere, per fare un po’ di terrorismo psicologico: “Ci pensi se al tuo fottuto blackberry avessero applicato il duplex?!”.
Già….. ci pensate? La filosofia del duplex è l’esatto opposto di quella di blackberry. Avere un blackberry col duplex sarebbe una sorta di punizione da girone dantesco.
“Non puoi inviare questa email, perché il tizio del piano di sopra sta telefonando alla zia”.
“No, adesso non puoi scaricare nuovi messaggi, perché lo sta facendo il tuo vicino di stanza. Attendi il tuo turno e non rompere le palle”.
“Ti è arrivato un nuovo messaggio. Ma non puoi leggerlo perché quello del palazzo di fronte sta caricando le foto su facebook”.
“Qualcuno sta provando a chiamarti, ma non puoi rispondere perché quello del piano di sotto sta usando messenger”.
Non sarebbe una cosa favolosa?